Gli accordi confermano la necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali con le importazioni agroalimentari dalla Cina che sono state pari a 594 milioni e hanno superato del 35% il valore delle esportazioni Made in Italy del settore ferme a 439 milioni nel 2018. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento agli accordi con la Cina per l’esportazione nell’agroalimentare, dalle arance alla carne suina congelata. A frenare le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono, infatti, le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali che bloccano ad esempio le spedizioni di mele, pere e uva da tavola italiane nel Paese asiatico.
“Le tempistiche si stanno allungando poiché la Cina frappone ostacoli per motivi fitosanitari e chiede assicurazioni sulla assenza di patogeni frutticoli non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta – affermano Roberto Moncalvopresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. L’aspetto paradossale di questa vicenda è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, la Cina può esportare nella Penisola pere e mele. Questo ha fatto sì che nel nostro Paese si sia verificata una vera invasione di pericolosi insetti dannosi alle coltivazioni arrivati, più o meno direttamente, dalla Cina, come la cimice asiatica o il cinipide del castagno. Per quanto riguarda il Piemonte, sicuramente quello che gode già di buon successo ad oriente è il vino poiché i mercati asiatici registrano una forte crescita che si attesta sul 75% in Cina e sul 15% in Giappone. E' fondamentale velocizzare i negoziati - concludono Moncalvo e Rivarossa - per quanto riguarda la frutta affinché le mele e le pere made in Piemonte possano intraprendere la via dell'Asia consentendo di implementare così l'export ed andando a dare nuovi sbocchi al tessuto economico piemontese.