16 Aprile 2020
Coldiretti Piemonte: piace il riso Made in Piemonte

COLDIRETTI PIEMONTE: PIACE IL RISO MADE IN PIEMONTE

Riso più richiesto della pasta e con export in Cina si apriranno nuove opportunità   

Il riso piace di più in questo periodo agli italiani. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Iri dai quali si evidenzia peraltro che l’aumento della domanda del riso ha addirittura superato quello della pasta.

I consumi delle famiglie, infatti, fanno registrare un balzo record del 47% nelle sei settimane segnate dall’emergenza Coronavirus che ha anche frenato bruscamente il commercio mondiale del cereale più consumato nel pianeta.

“I grandi produttori del mondo stanno accumulando scorte strategiche con il Vietnam che ha contingentato le esportazioni che sono state, invece, bloccate dal Bangladesh per il riso locale mentre in India le consegne per l’estero si sono fermate a seguito delle pesanti conseguenze del lockdown ed in Thailandia i prezzi del riso sono saliti al valore massimo dal 2013 – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo -. Con l’emergenza sanitaria in atto effettivamente abbiamo visto soprattutto un aumento dei consumi: questo valorizza sicuramente il riso Made in Italy ed in Piemonte, garantito anche grazie alla proroga dell’etichettatura d’origine che auspichiamo venga, poi, confermata anche a livello europeo e che, ancor più in questo momento, deve essere sostenuta da tutta la filiera”.

“Oltretutto ora con il via libera all’export di riso in Cina si apriranno nuove opportunità di mercato per la nostra regione che è la prima in Europa per produzione con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. In questa fase più che mai, bisogna superare gli ostacoli tecnici alle esportazioni agroalimentari Made in Italy per riequilibrare i rapporti commerciali nell’agroalimentare. Gli effetti della pandemia hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dalla produzione agricola - concludono Moncalvo e Rivarossa - per l’alimentazione, l’ambiente e la salute dei cittadini”.

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