9 Maggio 2008
Allarme cinghiali: il 30% è concentrato in Piemonte.

L’eccessiva presenza di ungulati sul territorio non è solamente più un problema piemontese, bensì nazionale.
Secondo l’EURISPES (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, senza fini di lucro), in Italia negli ultimi dieci anni, gli animali selvatici si sono quasi decuplicati, passando dai 123.000 esemplari degli anni a cavallo tra il 1990 e il 1995, all’attuale 1.000.000.
Non solo. In aumento anche il numero delle specie selvatiche, passato dalle settanta del 1991 alle centoquindici del 2000.
E ancora. Gli ungulati presenti in Italia, sono attualmente circa 80.000, pari ad oltre un terzo degli ungulati presenti in Europa.
Secondo Coldiretti, questi dati confermano le preoccupazioni più volte manifestate dall’Organizzazione.
L’ennesimo allarme lanciato in questi giorni da Coldiretti Piemonte deriva dal fatto che, se i dati di Eurispes sono attendibili, oltre il 30% dei cinghiali presenti in Italia è concentrato in Piemonte e, nella regione subalpina,  sarebbero presenti oltre il 10-12% dei cinghiali di tutta Europa.
Si tratta di stime che trovano riscontro anche nelle istituzioni, ma che non sono il frutto di un censimento su basi scientifiche per cui si rende necessario che gli organi preposti adottino sistemi di rilevamento meno approssimativi al fine di fornire un quadro maggiormente certo.
“E’ paradossale - dice Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte - che il nostro Paese ospiti un terzo degli ungulati di tutta Europa. E’ chiaro quindi che le misure di contenimento sin qui adottate dall’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica), risultano del tutto inefficaci, generando situazioni di tensione sociale sul territorio. In Piemonte, la situazione è al limite. L’attività agricola è gravemente compromessa. Sono in aumento gli incidenti stradali, il cinghiale è un potenziale veicolo per la diffusione di tante malattie tra cui la trichinella (malattia che colpisce la specie suina), la Regione Piemonte non è più in condizione di erogare i fondi utili agli ATC e CA per fronteggiare i danni, per una serie di cavilli legislativi gli incidenti non sono coperti da indennizzo.”
Come se non bastasse, accanto alla presenza inspiegabile dei cinghiali, sta emergendo il problema di un’eccessiva presenza di caprioli e di cervi.
“Stiamo comunicando questi dati ai parlamentari piemontesi, chiedendo un loro intervento presso il Ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente. – continua il direttore regionale Bruno Rivarossa - Inoltre abbiamo chiesto all’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco, di portare la problematica nella Conferenza Stato-Regioni affinché il problema venga affrontato concretamente, senza ulteriori, inspiegabili ed ingiustificabili perdite di tempo e tentennamenti da parte delle Istituzioni che debbono garantire strumenti idonei per la soluzione del problema.”
La rilevanza del fenomeno a livello nazionale è stata riscontrata anche dall’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente per i Servizi Tecnici) che, nel corso di una recente riunione con l’ISTAT, in merito all’aggiornamento dei dati statistici in agricoltura, ha chiesto espressamente a tale istituto di avviare una rilevazione statistica sull’entità del fenomeno nelle diverse regioni d’Italia.
 

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