14 Luglio 2020
Coldiretti Piemonte – Fase 3: fattorie sociali made in Piemonte sostengono le fasce più deboli

Nuovo welfare “verde” in epoca Covid   

Per sostenere le famiglie in difficoltà, gli anziani, i bambini, i disabili e le fasce più disagiate della popolazione travolte dalla crisi generata dall’emergenza coronavirus scende in campo la prima rete nazionale delle fattorie sociali di Coldiretti per offrire nuovi servizi nelle campagne dove all’aria aperta è più facile il rispetto del distanziamento e minori sono i rischi di contagio. E’ quanto emerge dal primo rapporto di Coldiretti dedicato a “La vera agricoltura sociale fa bene all’Italia” presentato a Roma a Palazzo Rospigliosi.

La maggior parte delle esperienze legate all’agricoltura sociale si concentrano al nord con il 52,4%: tra queste in Piemonte si spazia dall’agrinonno all’ortoterapia, dalla pet therapy ai progetti di inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati fino ai percorsi del Cibo Civile.

“Sono solo alcune delle opportunità offerte dal nuovo welfare “verde” al tempo del Coronavirus per affiancare il sistema dei servizi pubblici messo sotto pressione –spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Le fattorie impegnate nel sociale hanno visto dal 2013 un incremento tanto che ora sono oltre 600 in Piemonte in grado di offrire un grande valore di servizi sanitari ed educativi grazie all’impegno degli agricoltori con azioni di aiuto e sostegno a diverse categorie della popolazione che, ancora più in questo momento, hanno bisogno di un aiuto concreto anche per mangiare a causa delle crisi economica e sociale provocata dall’emergenza Coronavirus e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro. Questo nuovo welfare nasce dall’innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale attraverso attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e anche la vendita diretta. Oggi produrre in agricoltura non vuol dire soltanto portare il buon cibo sulle tavole degli italiani, ma rispondere a precise necessità della società in ambiti diversi offrendo servizi di qualità a persone svantaggiate con percorsi di integrazione e formazione che spesso sfociano in contratti di lavoro che restituiscono dignità e traiettorie di futuro. Nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura – concludono Moncalvo e Rivarossa - non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona”.

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