23 Luglio 2010
ALTRO CHE “IL LATTE DELLA LOLA!” ORA LA GRANAROLO DEVE DIRE DOVE COMPRA IL LATTE CHE FA LE MOZZARELLE BLU

In relazione alla scoperta in un ipermercato Auchan di Rivoli, di mozzarelle blu realizzate dal colosso caseario Granarolo, Coldiretti Piemonte chiede di fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca Milchwerk Jager, responsabile della vicenda delle mozzarelle blu, abbia la Granarolo, società di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane.
Dichiarano Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, presidente e direttore Coldiretti Piemonte – “Con la nostra mobilitazione alle frontiere del Brennero e del Frejus avevamo messo in guardia i cittadini e le autorità di controllo sul fatto che molto latte proveniente dall’estero diventa italiano dopo la sua trasformazione. A fronte di 8 milioni di quintali di latte prodotti in Piemonte, ne vengono importati altrettanti anche sotto forma di cagliate. La mozzarella blu della Granarolo che ci ha imboniti per anni con la Mucca Lola ed il suo latte, evidenzia la necessità di indicare sulla confezione dei trasformati il paese d’origine del prodotto agroalimentare. La gravità del fatto è ulteriore se si considera che la Granarolo indica sulle sue confezioni che il latte proviene da allevamenti italiani. Nell’interesse dei consumatori, ma anche dei produttori, riteniamo che occorra chiarire al più presto se le notizie diffuse in queste ore sono fondate. La Coldiretti del Piemonte ha portato per la seconda volta la Vera Mucca Lola in piazza a Torino, con tanto di carta d’identità, proprio perché alcuni dubbi sulla provenienza del latte Granarolo ci sono sempre stati. In quell’occasione l’Assessore all’agricoltura Claudio Sacchetto si era impegnato a rilevare i dati delle importazioni di latte e derivati in Piemonte, fornendo anche la loro destinazione. È giunto il momento di rendere noti questi dati. Invitiamo l’Assessore, se veramente lo vuole fare, ad indire un momento di comunicazione specifica.
Ora che i nodi vengono al pettine è giusto che i consumatori riflettano anche sulle capacità comunicazionali e sugli investimenti pubblicitari di certi colossi che forniscono informazioni distorte. Una scelta tendenziosa da parte di chi specula sul termine territorio e Made in Italy ”.

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