19 Settembre 2008
Cinghiali: Coldiretti raccoglie l’esasperazione degli imprenditori.

La caccia è iniziata da pochi giorni e continuano a verificarsi situazioni di tensione per l’eccessiva presenza dei cinghiali. Particolarmente colpite le zone di collina e quelle boschive in prossimità di riserve od oasi.
Coldiretti, pur consapevole che con l’apertura della caccia e la conseguente pressione venatoria, si dovrebbe alleggerire l’impatto dei cinghiali sulle coltivazioni agricole, denuncia ancora una volta una situazione insostenibile e per certi aspetti vergognosa.
“Sono anni ormai – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti Piemonte Giorgio Ferrero e Bruno Rivarossa – che denunciamo la pesantezza del fenomeno. Abbiamo ricevuto da parte delle Istituzioni,   grandi segnali di attenzione e di impegno a risolvere il problema. Ancora una volta però nessuno ha saputo andare oltre le parole ed affrontare definitivamente la complessa problematica che oggi vede anche una eccessiva presenza di cervi, caprioli, ghiri e corvi.” La domanda spontanea che ci si pone in Coldiretti è la seguente: “Che cosa si deve ancora fare che non sia stato fatto?”.
La risposta la ipotizza il direttore della Coldiretti regionale del Piemonte Bruno Rivarossa: “L’impegno dei politici e della Istituzioni c’è stato, ma non ha sortito gli effetti sperati. Quello che manca, e anche in passato è venuto meno, è la ferma volontà da parte di alcune  componenti del territorio di risolvere i problemi alla radice. Senza voler urtare la sensibilità di nessuno ritengo che ci sia ancor oggi una sorta di omertà. E’ quindi lecito pensare che esistano fenomeni di immissione abusiva non controllata che aumenta la popolazione cacciabile in modo dannoso al territorio, all’equilibrio ambientale, il rischio di incidenti stradali. Allora tutti, autorità competenti in primis, abbiamo la necessità di conoscere la verità e di combattere tutte le azioni illegali per la tutela del territorio, del lavoro degli agricoltori, della salute e della sicurezza pubblica. Il gioco dello scarica barile per cui esiste sempre un terzo soggetto che è responsabile delle situazioni complesse, secondo Coldiretti deve finire. Ognuno deve assumere fino in fondo le proprie responsabilità senza nascondersi nella polemica sterile”.
Un allarme che riguarda le imprese agricole, ma anche la società e l'ambiente. L'agricoltura  è oggi l'unica attività di impresa dove è possibile distruggere senza garantire i giusti indennizzi. E' quanto accade, purtroppo sempre più di frequente, con i danni da fauna selvatica. Cinghiali, daini, mufloni, nutrie, storni e molte altre specie, proliferate ben oltre i limiti, fanno quotidiane incursioni nei campi, devastando le colture. Tali animali sono considerati bene pubblico, ma i danni da loro causati vengono al massimo ritenuti ammissibili di essere indennizzati (e non completamente risarciti).
Indennizzi che, oltretutto, arrivano in ritardo e che solitamente non coprono che la metà del danno economico subito dall'impresa, anche a causa dei guasti della malaburocrazia. “La Pubblica Amministrazione - sottolinea il presidente regionale Coldiretti Piemonte Giorgio Ferrero - deve mettere in campo da subito una serie di soluzioni, dai piani straordinari di controllo, per garantire la selezione e il prelievo degli animali in soprannumero, all'accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio. Ma serve anche una volta per tutte in trasparenza un settore, quello della carne ottenuta dall'abbattimento dei selvatici, che a volte alimenta un'economia sommersa”. 
 
 

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