5 Maggio 2016
COLDIRETTI PIEMONTE: 5000 SOCI ALLA GIORNATA NAZIONALE DELLA CARNE

Torino - Quasi un italiano su dieci ha detto completamente addio alla carne, ma nel 2015 l'allarmismo si è fatto sentire sull’intera popolazione con gli acquisti delle famiglie che sono crollati del 9% per la carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per quella di pollo come pure per i salumi, scendendo ai minimi dell’inizio del secolo. E’ quanto emerge dal dossier #bracioleallariscossa presentato da Coldiretti alla Giornata nazionale della Carne italiana dentro e fuori il Centro Congressi del Lingotto a Torino.
“Vogliamo difendere la nostra carne – ha sottolineato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte - dagli allarmismi infondati e da campagne diffamatorie che, soprattutto nell’ultimo anno, stanno colpendo un alimento determinante per la salute poiché apporta l’indispensabile contributo proteico, oltre ad essere parte fondamentale della nostra dieta mediterranea”.
La carne e i salumi rappresentano, infatti, importanti fonti di proteine ed altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12), poco rappresentati (zinco, selenio, B2, PP) o scarsamente disponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale.
Negli ultimi cinque anni, a livello nazionale, hanno chiuso quasi 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall’estero che oggi rappresentano quasi 1/3 dei consumi, con effetti sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. Oggi viene dall’estero il 40% della carne bovina consumata in Italia e il 35% di quella di maiale, sono invece marginali le importazioni per la carne di pollo e tacchino.
Gli arrivi da Paesi comunitari ed extracomunitari di carne a basso prezzo, senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantiti dall’italianità, mette a rischio 180 mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell’ordine di 30 miliardi di euro con una ripartizione praticamente equivalente tra carne bovina, di maiale e di pollo/tacchino.
“Il Piemonte detiene il primato italiano nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale - ha proseguito Revelli – con una produzione lorda vendibile che nel 2015 ha toccato quasi i 2 miliardi di  euro. La razza piemontese è la più diffusa e conta oltre 300 mila capi con 6 mila aziende impegnate nell’allevamento, sia tradizionale sia legato al pascolamento in alpeggio garantendo, così, il presidio delle montagne e dei territori svantaggiati. Al fine di salvare il nostro patrimonio culturale, storico ed ambientale è importante verificare le etichette che obbligatoriamente devono indicare la provenienza della carne fresca per scegliere la filiera italiana che crea occupazione, produce ricchezza e garantisce anche qualità e sicurezza alimentare”.
Durante la giornata, infine, è stata presentata la nuova figura del Tutor della carne che aiuta a conoscerla, a scegliere i pezzi più adatti in cucina e dispensa consigli su dove fare acquisti di qualità direttamente dagli allevatori.
Revelli ha così concluso: “Introdurremo anche in Piemonte la figura del tutor della carne grazie al quale è possibile risparmiare fino al 50% durante la spesa acquistando tagli alternativi, meno conosciuti e più economici, ma anche più adatti alla ricetta che si vuole portare in tavola, senza rinunciare alla qualità. Di fronte alla grave crisi economica che sta coinvolgendo sia le stalle sia i consumatori è necessario trovare soluzioni nuove con una rete che, partendo dagli allevamenti e arrivando al bancone dei negozi, promuova la diffusione di tutti i tagli di carne”.

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