2 Dicembre 2020
Coldiretti Piemonte: 75% degli italiani boccia la carne in provetta

Valorizzare i nostri allevamenti già pesantemente colpiti dagli effetti della pandemia, dalle fake news e dalle speculazioni

Tre italiani sui quattro (75%) bocciano l’arrivo sul mercato di carne sintetica ottenuta in laboratorio. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione dell’arrivo per la prima volta nei ristoranti della carne fatta in provetta a Singapore dove l'ente di regolamentazione Alimentare, la Singapore Food Agency, ha dato il via libera a “bocconcini di pollo” creati da cellule animali e prodotta in bioreattori dalla start-up statunitense Eat Just, che ha fatto sapere di aver realizzato oltre 20 cicli di produzione.

Gli italiani sono preoccupati per le ripercussioni dell’applicazione di queste nuove tecnologie ai prodotti alimentari per le quali alle forti perplessità di natura salutistica si aggiungono quelle di carattere etico.

“L’annuncio è la dimostrazione che dietro ai ripetuti e infondati allarmismi sul consumo di carne c’è una precisa strategia delle multinazionali che stanno investendo su prodotti di laboratori altamente remunerativi – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale -.  La notizia arriva peraltro proprio all’indomani della denuncia dell’Istat sul fatto che il settore degli allevamenti è stato colpito in modo notevole dagli effetti della pandemia anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus”.

Il Piemonte, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale. La filiera bovina conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende, quella suina 1 milione e 200 mila capi per 3 mila aziende, quella ovina 122 mila capi per oltre 2 mila aziende, quella caprina più di 67 mila capi e oltre 3 mila aziende, quella avicola oltre 32 milioni di capi per 1158 aziende e quella cunicola oltre 2 milioni di capi e 110 aziende.

Moncalvo e Rivarossa aggiungono: “L’emergenza globale provocata dal Coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che sicuramente i cibi, e nello specifico la canre, creata in laboratorio certo non assicurano. La nostra regione, come dimostrano i dati, ha una tradizione storica per quanto riguarda la zootecnia e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi provocata dalle speculazioni in atto nel settore colpito, oltretutto, pesantemente dalle fake news”.

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