14 Marzo 2017
COLDIRETTI PIEMONTE: BASTA CON IL RISO AMARO PER I PRODUTTORI E I CONSUMATORI

Sono passati quasi 70 anni dal celebre film "Riso Amaro", diretto da Giuseppe De Santis, e ritorna in forma diversa, ma non meno drammatica, una stagione amara per il mondo della risicoltura.
Invasione di riso dell'Oriente: dal più 489 per cento degli arrivi dal Vietnam al più 46 per cento dalla Tahilandia. E' quanto emerge da un'analisi di Coldiretti su dati Istat.
"Questa situazione non è più ammissibile - evidenzia Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – Il fatto che i dazi non vengano più pagati, perché l’Ue ha introdotto il sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA, sta agevolando solo le multinazionali del commercio. A farne le spese, invece, sono le nostre imprese risicole che stanno subendo pesanti ricadute economiche”.
L'Italia è il primo produttore europeo di riso con un territorio di 237 mila ettari ed un ruolo ambientale insostituibile, oltre ad opportunità occupazionali.
Il riso, oltretutto, ricorda Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte - è un alimento fondamentale nella dieta: ha, infatti, elevate proprietà nutritive, è ricco di potassio mentre ha basso contenuto di sodio e di grassi. A sostegno delle imprese del comparto, è urgente quindi che gli organi di competenza, quale l'Ente Risi, assumano una posizione chiara e si intervenga in tempi brevi per rendere obbligatoria una normativa sull'etichettatura di origine. Il Piemonte detiene una superficie risicola di oltre 116 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di 8 mila quintali.
Le industrie devono uscire una volta per tutte - sostiene il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - allo scoperto e dire in modo chiaro se vogliono o meno la trasparenza con l'etichettatura di origine obbligatoria. Nel comparto esistono comportamenti da basso  Medioevo. Basta con le speculazioni degli industriali che, oltre a pagare a poco prezzo il risone, obbligano le imprese a stoccare nei loro magazzini il prodotto generando forme di vincolo inconcepibili e non più accettabili.
L’Ente Risi – conclude Rivarossa - oggi è così un ente che ha abbandonato il proprio ruolo di difesa delle produzioni di riso italiano per una sudditanza palese verso le lobby industriali”. 

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