4 Luglio 2018
COLDIRETTI PIEMONTE: BENE I CONTROLLI PER SMACHERARE GLI INGANNI E DIFENDERE IL VINO MADE IN PIEMONTE

Smascherare l'inganno dell'aggiunta di zucchero al vino che l'Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa mentre in Italia è vietato da oltre 50 anni. Questo dovrebbe essere l'obiettivo primario come afferma Coldiretti nel commentare la decisione della Commissione europea di bocciare l'ipotesi di etichetta nutrizionale delle bevande alcoliche, proposta in marzo dall'industria del settore. Il vino italiano ha raggiunto nel 2017 un valore record di oltre 10,6 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi (+6%) mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,6 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi familiari (+2%).
"Occorre difendere i primati del nostro vino - commentano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale – e sulle imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere. La trasparenza dovrebbe essere garantita anche su altri aspetti del settore vitivinicolo per non danneggiare i consumatori: dalla possibilità, consentita dall’Unione Europea ai paesi del Nord Europa, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, pratica vietata nel nostro Paese, a quella di permettere la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua. Tutte pratiche che ledono l’immagine ed offuscano l’alta qualità della produzione vitivinicola piemontese che, proprio grazie alle sue peculiarità, è particolarmente apprezzata negli Usa che ne assorbono il 35% e le esportazioni hanno raggiunto i 200 milioni di euro, ma anche ad Oriente dove l’export è cresciuto negli ultimi anni del 75% in Cina e del 15% in Giappone. Il vino Made in Piemonte ha scommesso  sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare i mercati esteri. Sicuramente – concludono Galliati e Rivarossa - la chiave del successo passa attraverso la capacità, anche degli enti territoriali, di saper promuovere e tutelare le nostre produzioni oltre i confini nazionali. Il vitivinicolo piemontese conta numeri importanti: una produzione di oltre 3,5 milioni di quintali di uva, detiene una superficie vietata che supera i 45 mila ettari e circa 18 mila imprese. Non è ammissibile, quindi, mascherare la qualità delle produzioni con inganni che danneggiano il lavoro dei nostri produttori e non rispettano la richiesta di trasparenza dei consumatori”. 

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