Cresce la consapevolezza sui rischi di una tecnologia con troppe incognite di tipo sanitario e ambientale
Il divieto alla produzione di carne sintetica varato dallo stato della Florida risponde alla posizione di quasi sette italiani su dieci (68%) che nel 2024 si dichiarano contrari al consumo di prodotti a base cellulare. Ad affermarlo è un’analisi Coldiretti su dati Noto Sondaggi, diffusa in occasione della firma del governatore Ron De Santis sulla normativa che impedisce la vendita o la produzione di carne artificiale nello stato americano.
“È una chiara dimostrazione che anche nel Paese dove i cibi sintetici sono di fatto nati – affermano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale - sta maturando la consapevolezza sui rischi di una tecnologia dai contorni oscuri, con molte incognite che rischiano di cambiare per sempre la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda”.
La Florida potrebbe non essere l’unica a sbarrare la strada ai prodotti a base cellulare, secondo quanto riportato dal Financial Times che scrive che “i repubblicani dall’inizio dell’anno hanno introdotto in almeno sette Stati americani una legislazione per vietare la vendita o la distribuzione di carne coltivata in laboratorio”.
“L’Italia si è confermata dunque apripista a livello mondiale con l’approvazione nel luglio 2023 della legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali, sostenuta dalle oltre due milioni di firme raccolte dalla Coldiretti, con il Piemonte che ne ha raccolte oltre 60 mila e hanno espresso il “No” al cibo sintetico più di 500 comuni di ogni colore politico ed esponenti di ogni schieramento. La Coldiretti, quindi, ha acceso per prima i riflettori su un business in mano a pochi nel mondo con implicazioni molto preoccupanti per la salute pubblica. Ora la diffidenza si è diffusa in Europa e nel resto del mondo, nel rispetto del principio di precauzione ed in attesa di risultati scientifici della ricerca pubblica indipendente. Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele - concludono Brizzolari e Rivarossa -, prima del consumo, venga chiesta la firma di una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute”.
