19 Novembre 2020
Coldiretti Piemonte – clima: Po a secco come d’estate

Mele e kiwi ancora verdi, servono urgentemente azioni di prevenzione della siccità

Il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ed inferiore di due metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto di un andamento climatico del tutto anomalo in Italia per la mancanza di precipitazioni nel mese di novembre che tradizionalmente è il più piovoso dell’anno. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme siccità in Italia con un abbassamento dei livelli dei fiumi a partire dal Po, che al Ponte della Becca è sceso ad un livello idrometrico di -2,39 metri, come nel mese di luglio.

La mancanza di precipitazioni è accompagnata in Italia da un caldo anomalo con il 2020 che si classifica fino ad ora come il quinto più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di quasi un grado (+0,91 gradi) più elevata della media storica, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi dieci mesi dell’anno.

“Gli effetti si fanno sentire soprattutto in campagna con una preoccupante siccità che fa temere per il mancato accumulo di scorte idriche e per le nuove semine – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte  e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Nella nostra regione possiamo vedere come le piante dei kiwi siano ancora verdi, quindi poco mature, stessa cosa vale per le mele e per i prati di erba medica. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano. Sono urgenti, quindi, interventi - concludono Moncalvo e Rivarossa - di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Tutto questo sempre nell’ottica del «prevenire è meglio che curare», come si suol dire”.

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