24 Novembre 2023
Coldiretti Piemonte – commercio: rimuovere barriere per incentivare export made in Piemonte

Blocchi ingiustificati a frutta e carne 

Porti chiusi al made in Italy a tavola con le barriere sanitarie e burocratiche erette spesso strumentalmente nei confronti dei prodotti agroalimentari nazionali. E’ quanto denuncia l’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della giornata conclusiva del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti a Villa Miani a Roma, alla quale hanno preso parte il presidente di Coldiretti Piemonte, Cristina Brizzolari, la delegata di Giovani Impresa Piemonte, Claudia Roggero, membro dell’esecutivo nazionale, e il delegato confederale, Bruno Rivarossa.

“Le esportazioni nazionali sono colpite spesso da blocchi e misure restrittive giustificati ufficialmente dal rischio della diffusione di malattie e parassiti delle piante ma che non trovano spesso riscontro nella realtà e coprono invece politiche protezionistiche.  Una vera e propria guerra commerciale sommersa che nasconde spesso la volontà di difendere degli interessi locali per aggirare anche accordi internazionali sul libero scambio”, affermano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.

Per quanto riguarda le produzioni piemontesi, trovano vita dura all’estero i kiwi che non possono esportati in Giappone e Thailandia, le mele che sono rifiutate dal Cile, dal Perù, dal Messico e dalla Cina e le pere che non possono essere esportate in Thailandia. Il Messico, invece, impedisce l’arrivo delle fragole e delle barbatelle per la vite e sempre nel nuovo continente in Brasile non sono autorizzate le susine provenienti dall’Italia nonostante l’Unione Europea abbia siglato l’accordo di libero scambio con tutta l’area Mercosur di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Le difficoltà ci sono anche per altri prodotti come la carne bovina che è bloccata in Colombia, Perù e Corea del Sud a causa del rischio Bse. Alle barriere fitosanitarie si sommano gli ostacoli burocratici all’export anche in Usa e in Cina, dove pure le esportazioni sono autorizzate dal novembre 2023. La carne di maiale non trova spazio in Cina, Colombia, Corea del Sud, Indonesia, Messico, Sud Africa a causa del mancato riconoscimento del principio di regionalizzazione per la peste suina africana, mentre per la medesima ragione quella di pollo è bloccata da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Malesia a causa delle restrizioni dovute all’influenza aviaria. Ma l’export resta comunque difficoltoso a causa della burocrazia anche in Cina, Thailandia e Vietnam.

“A livello nazionale serve un task-force che permetta di rimuovere con maggiore velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano le nostre esportazioni –concludono Brizzolari e Rivarossa -. Per questo è necessario intervenire anche sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati anche ai risultati commerciali. Un freno all’export agroalimentare nazionale che è in aumento dell’8% nei primi otto mesi del 2032 dopo aver raggiunto nel 2022 il valore record di 60,7 miliardi di euro secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat”.

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