24 Novembre 2022
Coldiretti Piemonte – consumo: 324 tesori del gusto made in Piemonte a rischio con esplosione costi

Sono 5450 i tesori Made in Italy censiti che sono oggi messi a rischio dall’esplosione dei costi di produzione legata alla crisi energetica per la guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal nuovo censimento 2022 presentato dalla Coldiretti delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, presentata in occasione dell’inaugurazione del XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa Miani a Roma a cui prendono parte il presidente di Coldiretti Piemonte e membro di Giunta nazionale, Roberto Moncalvo, ed il delegato confederale, Bruno Rivarossa.

Una mappa dei sapori, della tradizione e della cultura della tavola Made in Italy che per quanto le tipologie vede nei primi tre posti del podio la squadra di pane, paste e dolci (1616), quella di frutta, verdura e ortaggi (1577) e il gruppo delle specialità a base di carne (822), seguiti dai formaggi (524) e dai prodotti della gastronomia (320). Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta di un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare.

Il Piemonte conta 342 prodotti tipici nella mappa del gusto e, in occasione dell’Assemblea, ne sono stati esposti diversi: dal Salame Nobile del Giarolo alle lumache di Cherasco, dal Bicerin al Ratafià, dalla bagna cauda al bagnet ros e verd, dalla toma di Lanzo al Brus, dal fagiolo di Saluggia ai mieli del Piemonte fino al Vemouth ed alla Cognà.

“Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con – evidenziano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. L’Italia è il solo Paese al mondo che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare. Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio. Per questo è necessario difendere questo patrimonio dalla banalizzazione e dalle spinte all’omologazione perché il buon cibo insieme al turismo e alla cultura rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che ha vinto puntando sui valori dell’identità e della biodiversità. Non è, infatti, un caso che nei piccoli borghi nasca il 92% delle produzioni tipiche nazionali, secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, e la nostra Regione ha il maggior numero di piccoli comuni: ne conta 1.046, cioè il 18,99% del totale nazionale, che sono il luogo principe dove assaggiare le produzioni locali della tradizione, oltre che dove indirizzare il turismo rurale”.

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