3 Aprile 2020
Coldiretti Piemonte – coronavirus: perdite stimate dal 60 al 70% per il vitivinicolo made in Piemonte

Assurde speculazioni sui prezzi, in crisi la vendita diretta e l’export

Chiusura di bar, ristoranti e alberghi che si somma ai ritardi e alle disdette di ordini oltre confine: sono settimane dure per il comparto vitivinicolo piemontese, che dall’ inizio dell’ emergenza Coronavirus ha visto bloccarsi il commercio di vino a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio, con il numero in continua crescita di bottiglie rimaste ferme in cantina.

“Come vari comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di  speculazioni sul vitivinicolo – afferma Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per il comparto Made in Piemonte. Siamo tra le maggiori regioni vitivinicole, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”.

“Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto "Cura Italia" – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.

 

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