15 Febbraio 2017
COLDIRETTI PIEMONTE: DIFENDERE IL RISO MADE IN PIEMONTE DALLE IMPORTAZIONI CON L’ETICHETTATURA D’ORIGINE

Boom di importazioni di riso estero nel 2016 con un aumento record del più 18 per cento. In Europa, infatti, sono entrate 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, nonostante l’Italia continui ad essere il primo produttore europeo su un territorio di 237 mila ettari.
"Le importazioni sconsiderate soprattutto dal sud est asiatico, e a dazio zero rappresentano un forte problema per la nostra Regione, particolarmente vocata alla risicoltura - sottolinea Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – L’arrivo di riso lavorato Indica sta provocando lo spostamento delle semine verso la varietà japonica con gravi squilibri di mercato. Oltrettutto – prosegue Dellarole - La situazione mette a rischio il lavoro di numerose imprese e dell’intera filiera. Auspichiamo, quindi, rapidi intervento comunitari affinché si agisca prima che i danni si siano già verificati. In tal senso, la clausola di salvaguardia, già rifiutata dalla UE senza una quantificazione evidente dei danni, dovrebbe essere applicata con una procedura più efficace dalla stessa Unione Europea".
"Con una superficie complessiva di circa 70 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di oltre 5 milioni di quintali il Piemonte è la realtà risicola italiana più importante che dobbiamo salvaguardare - sostengono Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte ed il Delegato Confederale Bruno Rivarossa poiché la nostra risicoltura ha una forte valenza economica per le imprese del territorio.  A preoccupare, oltre all’ingente quantità delle importazioni, è la qualità del riso che arriva poi sulle nostre tavole. Il nostro riso è, infatti, penalizzato dalla mancanza di trasparenza sull’origine in etichetta che dovrebbe indicarne la provenienza al fine di evitare che venga spacciato per italiano il riso straniero. Per questo – concludono Revelli e Rivarossa - è necessario rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura d’origine e progettare delle filiere 100 per cento del territorio a tutela anche della salute dei consumatori e per preservare, oltre che sostenere, veramente il riso Made in Piemonte”.        

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