“Serve che vengano pubblicati in maniera ufficiale i costi di produzione della frutta piemontese dagli enti preposti - sottolinea Enrico Nada, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla frutticoltura -. Questi dati sono fondamentali per poter avere un confronto per la remunerazione effettiva delle principali produzioni frutticole e, conseguentemente, poter dare la dovuta consulenza per verificare laddove intervenire con la legge n.198. Questo percorso è necessario concretizzarlo definitivamente come metodo a sistema di rilevazione e confronto per evitare che i nostri produttori continuino a lavorare sotto i costi di produzione”.
Il comparto frutticolo piemontese ha un fatturato di oltre 500 milioni di euro con una superficie di 18.479 ettari e oltre 7 mila aziende, ma è in difficoltà da anni.
“Restano assurde, oltretutto, le tempistiche dei pagamenti che avvengono anche dopo 8 o 10 mesi dalla raccolta - ricordano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Come è inaccettabile la forbice notevole tra quanto viene remunerato il lavoro dei produttori e quanto viene pagata la frutta dagli operatori commerciali, situazione aggravata dalla grande distribuzione che continua ad applicare il suo strapotere acquistando e vendendo a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione, mentre per il consumatore finale resta notevole la spesa. Per questo è fondamentale la normativa contro le pratiche sleali per cui Coldiretti si è fortemente battuta. Il decreto legislativo n.198 prevede, infatti, che i prezzi pagati ad agricoltori non scendano mai sotto i costi di produzione e la nostra Organizzazione è stata la prima ed unica a volerlo applicare”.
