In Piemonte 1500 ettari coltivati a fagiolo
Volano i consumi di legumi che nell’ultimo decennio sono aumentati del 47%, dai piselli ai fagioli, dai ceci alle fave fino alle lenticchie, sulla spinta di una vera e propria svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat in occasione della Giornata mondiale dei legumi istituita dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) come un’opportunità per aumentare la consapevolezza dei benefici dei legumi per la salute e per contribuire a sistemi alimentari sostenibili. La pandemia Covid ha accelerato la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari e allo stesso tempo, per contenere i costi domestici, anche di alta qualità nutrizionale.
In Piemonte si producono i fagioli: sono 1.500 gli ettari coltivati a fagiolo e spiccano, soprattutto, il Fagiolo Igp Cuneo di cui, ogni anno, ne vengono certificati circa 150 quintali, e quello di Saluggia che rientra nei PAT, ovvero è un Prodotto Agroalimentare Tradizionale, che viene specialmente impiegato per la preparazione del tipico risotto vercellese: la Panissa. Sul fronte nutrizionale i legumi sono un’ottima fonte di proteine e di fibre alimentari, utili per controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Contengono di sali minerali, come ferro, calcio, potassio, fosforo e magnesio, vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Dal punto di vista ambientale le piante di legumi hanno un importante ruolo nella difesa della fertilità dei suoli grazie alla loro capacità di fissare l’azoto al terreno, riducendo l’uso di concimi chimici e contribuendo alla difesa delle acque e dell’ambiente.
“A livello nazionale la produzione si è drasticamente ridotta rispetto al passato, accentuando la dipendenza dall’estero, nonostante una ripresa degli ultimi anni. Per questo occorre assicurare che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - Occorre anche rivedere il meccanismo degli accordi che favoriscono l’arrivo di prodotti stranieri sulle nostre tavole dove vanno applicati tre principi fondamentali: parità delle condizioni, efficacia dei controlli, reciprocità delle norme. E’ necessario arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy è necessario privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta, come avviene per Dop e Igp, o che si possono acquistare direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare in tutto il nostro territorio”.
