Primavera pazza segnata da un mese di maggio piovoso che si classifica fino ad ora tra i più freddi degli ultimi 30 anni, secondo gli esperti. L’anomalia climatica, che si è manifestata anche con temporali violenti e grandine, ha colpito tutta la penisola in un momento particolarmente delicato per il comparto frutticolo visto che le piante iniziano a dare i primi frutti.
Non è, però, solo il clima a far danni in Piemonte. Dalle pesche ai kiwi fino alle mele: la frutticoltura ha un ruolo rilevante nel tessuto economico piemontese. 3.474 aziende, una produzione di quasi 2 milioni di quintali e una superficie di 4.416 ettari, per i kiwi quasi 2.500 aziende, una produzione di 1,2 milioni di quintali e una superficie di oltre 4.500 ettari, per le mele quasi 4 mila aziende, una produzione di 2,4 milioni di quintali ed una superficie di 6 mila ettari.
“Non è solo colpa del maltempo se il comparto frutticolo piemontese registra delle criticità – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. A gravare, infatti, sono i pagamenti ritardati da parte delle strutture di confezionamento e condizionamento che hanno rapporti diretti con la GDO che, solitamente, paga regolarmente rispettando i tempi previsti dalla legge entro i 90 giorni massimo. Ormai da molti anni, invece, si rileva, dal mondo produttivo, che i pagamenti della frutta in campo hanno tempi molto lunghi: si parla anche di oltre 300 giorni mettendo, così, fortemente in difficoltà le imprese agricole costrette a fare importanti investimenti per garantire la produzione a livello qualitativo e quantitativo, facendo fronte agli sconvolgimenti climatici attraverso metodi di protezione come le reti antigrandine e antibrina. Non potranno, però, avere mai la bacchetta magica per affrontare i pagamenti ritardati – evidenziano Moncalvo e Rivarossa -. Inoltre, si registrano nella filiera squilibri legati alla ripartizione del valore del prodotto finale, tanto che il mondo agricolo percepisce solo il 15% del valore, percentuale troppo bassa a coprire i costi di produzione, il 40% va a chi si occupa del condizionamento e la restante parte tutta alla GDO. Serve, quindi, un’attenzione particolare all’intera filiera per dare nuovi stimoli e sbocchi a questo comparto che paga già l’embargo russo, le barriere strutturali e tariffarie che rallentano l’export e alcune importanti malattie, come la batteriosi del kiwi che ha fatto diminuire la superficie coltivata. Le sfide del mercato agroalimentare globale impongono un’organizzazione di filiera sempre più attenta e strutturata, basata su sinergie tra i produttori agricoli e gli industriali più lungimiranti che, scegliendo i prodotti frutticoli di qualità del nostro territorio, investono attraverso sempre nuove progettualità nel vero Made in Piemonte”.
21 Maggio 2019
COLDIRETTI PIEMONTE –MALTEMPO: SUL COMPARTO FRUTTICOLO PIEMONTESE GRAVA LA “MALEDETTA PRIMAVERA” E NON SOLO