13 Novembre 2015
COLDIRETTI PIEMONTE: PER IL LATTE NO AI RICATTI DEGLI INDUTRIALI

La sede dell’Antitrust a Roma da questa mattina è assediata dagli allevatori di Coldiretti che chiedono di intervenire per ristabilire l’equilibrio contrattuale di fronte allo strapotere della multinazionale francese Lactalis. Proprio in segno di ribellione hanno rovesciato la polvere di latte, simbolo del ricatto degli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione, dopo aver tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all’uso della polvere di latte per produrre formaggi e yogurt Made in Italy. Il Governo italiano, però, lo scorso 29 settembre, alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea, ha confermato il no alla produzione di formaggi senza latte fresco, in linea anche con l’impegno che si era assunto direttamente il presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della Coldiretti riuniti all’Expo il 15 settembre scorso.
“A fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte, le importazioni dall’estero arrivano a 85 milioni di quintali, circa il 40 per cento: rischiamo che il latte straniero possa a breve superare quello tricolore – ha spiegato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte - E’ chiaro che Lactalis insieme agli altri industriali vogliano colpire il Made in Italy, puntando sulla produzione straniera da rivendere con prezzi maggiorati fino al 50 per cento rispetto a quelli praticati nei confronti dei consumatori degli altri Paesi europei”.
Mille stalle, a livello nazionale, hanno già chiuso nel 2015 e così la situazione rischia solo di peggiorare. “In Piemonte – ha ribadito Delia Revelli – in gioco ci sono 8000 posti di lavoro, 1900 aziende per 390 milioni di produzione lorda vendibile. Gli allevatori piemontesi chiedono un adeguamento della remunerazione del proprio prodotto in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 secondo la quale il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione, individuati da Ismea tra i 38 ed i 41 centesimi al litro”. Questo significa la necessità di incrementare di circa il 20 per cento i prezzi riconosciuti all’allevatore rispetto a quelli attualmente praticati.
“Nel passaggio dalla stalla allo scaffale i prezzi del latte fresco moltiplicano fino a quattro volte e la differenza tra i prezzi pagati dal consumatore italiano ed il prezzo riconosciuto agli allevatori è la più alta d’Europa – ha ricordato Antonio De Concilio direttore di Coldiretti Piemonte - Questo significa che all’interno della filiera ci sono margini da recuperare per garantire un giusto prezzo agli allevatori senza aumenti per i consumatori. Inoltre – ha proseguito De Concilio - l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine in etichetta  del latte Uht, ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, non consente ai consumatori di conoscere e di sostenere le realtà produttive italiane, andando così ad incrementare l’economia straniera”.
Intanto la manifestazione davanti all’Antitrust ha portato i primi effetti. “I vertici dell’ Autorità Garante della Concorrenza e del mercato (Agcm) hanno ricevuto dalla delegazione di Coldiretti, guidata dal Presidente nazionale Roberto Moncalvo, il dossier sulla situazione di squilibrio contrattuale dei produttori lattiero-caseari in Italia ed hanno assicurato il pronto e rapido interessamento degli Uffici per l’esame della pratica, con l’impegno a portarlo a termine nei primi giorni di dicembre”, ha concluso De Concilio.  
Per il momento la mobilitazione sta evolvendosi verso nuovi livelli e non più con i sit-in  dinanzi agli stabilimenti di produzione.

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