27 Gennaio 2021
Coldiretti Piemonte – rifiuti nucleari: stop al consumo di suolo agricolo

Salvaguardare la vocazione agricola dei nostri territori  e l’agroalimentare Made in Piemonte 

“E’ una questione che non si può analizzare in soli 60 giorni, considerando la sua complessità: serve dare priorità alla vocazione agricola dei nostri territori”. E’ quanto evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale in occasione del Consiglio regionale aperto che si è tenuto sulla tematica dei rifiuti nucleari, dal titolo: “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare deposito nazionale rifiuti radioattivi: riflessioni sulle ricadute regionali”.

Il Piemonte, secondo i dati emersi in Consiglio, ha nei depositi temporanei il maggior quantitativo di radioattività in Italia, basti pensare ai siti di Saluggia e di Trino Vercellese che ha manifestato la sua disponibilità ad ospitare il deposito unico nazionale, ma non rientra fra i 67 siti considerati idonei. Tra questi ultimi in Piemonte ne sono stati individuati 8: 2 nella provincia di Torino e 6 in quella di Alessandria, però ci sono ulteriori 8 siti considerati “buoni” o “molto buoni” (Classe A1 e A2) sempre nell’area piemontese.

“Insomma il Piemonte risulta particolarmente a rischio dopo che la Sogin, società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari, ha pubblicato l'elenco delle aree italiane, individuate come quelle che potenzialmente potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani per un totale di almeno 150 ettari. Alla luce, però, di quanto la nostra Regione ha già pagato con gli attuali depositi di rifiuti radioattivi, sarebbe ora corretto selezionare altri territori – commentano Moncalvo e Rivarossa – nell’ottica di non  consumare ulteriore suolo agricolo e non mettere a repentaglio la vocazione e l’economia agroalimentare dei nostri territori. In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. La continua espansione di superfici artificiali, a lungo andare, rischia di avere pesanti conseguenze su più fronti, oltreché possibilità di non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento peraltro di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. Ricordiamoci che la nostra agricoltura è green, variegata, punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità”.

 

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