25 Febbraio 2019
COLDIRETTI PIEMONTE – RISO: CAMBOGIA FUORI DAL REGIME EBA? A GIOVARNE LA RISICOLTURA MADE IN PIEMONTE

Violazione dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori, dei diritti alla partecipazione politica e della libertà di riunione, espressione ed associazione. Di tutto questo ha prove la Commissione che sta valutando la sospensione temporanea del regime EBA (Everything But Arms) per la Cambogia. Tale decisione sarebbe basata, quindi, su aspetti prettamente umanitari e non economici, come è avvenuto, invece, per la clausola di salvaguardia sulle importazioni di riso.
“La risicoltura Made in  Piemonte potrebbe giovarne - spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – poiché, dopo la reintroduzione dei dazi sul riso lavorato e semilavorato decisa con l’adozione della clausola di salvaguardia, significa che, se al termine del monitoraggio europeo delle condizioni sociali cambogiane sarà confermata la rimozione delle preferenze EBA, i dazi torneranno anche sul riso non lavorato”.

“Le nostre battaglie per il riso, dall’etichettatura alla clausola di salvaguardia, e lo smuovere le coscienze attraverso il documentario Rice to Love, che abbiamo fatto realizzare dal regista Stefano Rogliatti in Birmania, stanno portando i primi segnali positivi. Ora serve scardinare un sistema pressoché medievale di commercializzazione dove regnano le speculazioni degli industriali – sottolineano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte  Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Sostanzialmente sono 4 i soggetti che, facendo cartello, hanno in mano il 70% del mercato risicolo: è ora di mettere fine ad una situazione ormai insostenibile per i produttori di riso, beffati anche dall'Ente Risi che, ormai, ha abbandonato da tempo il proprio ruolo di difesa e di promozione delle produzioni di rio italiano, tant'è che non si è espressa neanche sull'etichettatura obbligatoria d'origine, per una sudditanza palese verso le lobby industriali. Le stesse lobby, gli stessi grandi marchi del riso che continuano a rifiutare progetti di filiera che, invece, consentirebbero di programmare le semine e la giusta remunerazione del lavoro dei nostri risicoltori".

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