22 Febbraio 2021
Coldiretti Piemonte – riso: fermare agevolazioni UE a militari golpisti

Serve forte intervento Unione Europea

La Ue sospenda le agevolazioni tariffarie al riso golpista in arrivo dalla Birmania. E’ quanto chiede Coldiretti nel sottolineare che le importazioni dal paese asiatico fanno registrare in Italia un balzo del +80,5% di riso Japonica, sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2020. Dopo la condanna dell’Onu e la decisione di Facebook di chiudere l'account gestito dall'esercito birmano anche i Ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti in Consiglio UE oggi, lunedì 22 febbraio, discutono della eventuale revisione del sistema preferenze generalizzate (SPG) che si concretizza in ingenti aumenti delle esportazioni del paese asiatico soprattutto nel campo del tessile e alimentare.

“Alla luce del colpo di Stato è necessario – afferma Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – attivare al più presto la sospensione totale del regime agevolato EBA (tutto tranne le armi), concesso dall’Unione Europea.  Il paese asiatico infatti continua a godere delle esenzioni tariffarie sulle produzioni di riso della varietà Japonica che sono sospese, invece, per la varietà Indica per la decisione UE di applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia”.

“Nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio il riso, sia Japonica che Indica, – sostengono Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – deve essere considerato un prodotto “sensibile” dalla Commissione Ue, evitando concessioni all’import nelle situazioni di mancato rispetto del diritto internazionale. Non dimentichiamo che si tratta di un riso, quello del Myanmar, raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione. Ribadiamo – continuano Moncalvo e Rivarossa - l’importanza della risicoltura per il nostro territorio: il Piemonte, infatti, è la prima regione in Europa per produzione con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari. Occorre, dunque, salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui, con l’emergenza Covid -19, l’alimentare  ha dimostrato tutta la sua strategicità”.

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