2 Aprile 2016
COLDIRETTI PIEMONTE: SERVE LA VERITA’ SUI DATI DELLE IMPORTAZIONI E SUI COMPORTAMENTI ETICI E NON LA PROPAGANDA AUTOREFERENZIALE DEGLI INDUSTRIALI

 
“E’ interessante vedere come gli industriali, con comunicazioni e pubblicità del tutto autoreferenziali, cerchino di convincere i consumatori circa la bontà e la provenienza piemontese del latte che impiegano nelle loro produzioni – ha affermato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte – Sarebbe, però, corretto che a rendere noti i dati sulle importazioni di latte estero fosse il Ministero della Sanità attraverso l’ente preposto Uvac. Oltretutto – ha proseguito Revelli – se la memoria non ci tradisce, furono proprio gli industriali a spingere, con la scusa della privacy, per secretare i dati delle importazioni”.
Coldiretti Piemonte, proprio per aprire una stagione di verità e trasparenza, ha già chiesto all’Assessore Giorgio Ferrero di conoscere, in modo dettagliato, le importazioni di latte estero per ogni singolo caseificio.
Con il 31 di marzo sono scaduti i contratti tra i caseifici e le aziende e, proprio ieri, sono emersi in modo palese gli atteggiamenti di determinati industriali che hanno ritenuto di non ritirare alcune partite, mettendo a rischio la sopravvivenza delle aziende.
“Pur essendo una forma di lotta che non ci appartiene, l’atto verificatosi ieri di buttare il latte appena munto nella concimaia, denota la disperazione degli allevatori e la loro necessità di sensibilizzare gli industriali e l’opinione pubblica. Per questo non possiamo che esprimere piena solidarietà”, ha commentato Revelli.
Coldiretti Piemonte si è attivata, grazie all’appoggio di una serie di realtà, anche nella forma della cooperazione tra cui la Compralatte e Piemonte Latte, per trovare subito soluzioni concrete al fine di evitare che nei prossimi giorni queste aziende debbano ancora avere le stesse difficoltà.
Una prima importante risposta, anche se temporanea, è arrivata, infatti, da Compralatte che, in accordo con l’azienda interessata, oggi ha ritirato il latte per il polverizzatore Inalpi, nato da un preciso progetto di filiera.  
“Con la stessa enfasi mostrata nelle pubblicità e nelle comunicazioni, gli industriali dovrebbero anche dire ai consumatori quali e quante partite di latte hanno lasciato a casa mettendo a rischio le famiglie ed il patrimonio zootecnico. Sarebbe una forma trasparente e coerente con la loro volontà improvvisa di comunicare alla società – ha sottolineato il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Deve far riflettere i fatto che non sia emerso, dagli allevatori in difficoltà, il nome del caseificio che ieri non ha rinnovato il contratto con l’allevatore vistosi poi costretto a compiere un gesto così estremo. Questo dà il senso del clima di terrore che l’industria sta generando e che sta riproiettando il rapporto tra le parti come ai tempi medievali. Forse auspicando un isolamento delle imprese e delle persone come ai tempi delle peggiori mezzadrie. In piena sintonia con  le associazioni riconosciute dei consumatori, che erano con noi in piazza lo scorso lunedì, continueremo a portare avanti la battaglia per la trasparenza e per la verità”.

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