1 Marzo 2022
Coldiretti Piemonte – siccità: sos clima senza piogge e neve

Necessario mettere in atto subito progettualità per stoccaggio acqua

È il terzo inverno meno piovoso dal 1965: manca il 64% della neve. Negli ultimi sei mesi in Piemonte è allarme siccità, particolarmente acuta sulle aree centrali. Il problema si sente, soprattutto, da dicembre ed è peggiorato a febbraio e gennaio: l'inverno tutt'ora in corso è stato il terzo più secco degli ultimi 65 anni, secondo i dati di Arpa, con il riempimento del Lago Maggiore in deficit del 29% di acqua.

A livello nazionale, la siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allarme lanciato dagli scienziati del clima (IPCC) dell’Onu che indicano quattro categorie di rischi chiave dalle ondate di calore ai pericoli per la produzione agricola, dalla scarsità di risorse idriche alla maggiore frequenza e intensità di inondazioni. Nella pianura padana le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con gli irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall'altra parte nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche.

“In Piemonte si possono stimare danni tra i 30 e i 40 milioni di euro per i cereali e di circa 10 milioni per le foraggere - commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. A preoccupare è anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino, soprattutto nel nord Italia tra Piemonte e Lombardia, si registra un -57.6%. La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. I cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto. Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto, insieme ad Anbi, un progetto concreto immediatamente cantierabile nel PNRR – continuano –. Un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.

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