7 Gennaio 2022
Coldiretti Piemonte: trovato primo cinghiale morto per peste suina africana

Dopo aver sempre segnalato questo rischio, pronti a richiedere risarcimenti anche per danni di immagine

 

Tanto tuonò che piovve. Come da tempo annunciato da Coldiretti Piemonte con diverse manifestazioni, come Bôgia Piemunt dell’11 dicembre 2019 e dello scorso 8 luglio 2021 in piazza Castello a Torino, comunicati stampa, segnalazioni, e lettere in Regione, è stato trovato il primo caso di Peste Suina Africana in Piemonte, come già successo in Germania e nell’Est Europa.

Oltre ai grandissimi danni alle coltivazioni, agli incidenti mortali e non, ai problemi sanitari e ad aver lasciato degenerare questa situazione, ora in Piemonte c’è un ulteriore rischio elevatissimo: la Peste Suina Africana, infatti, può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, ma non è trasmissibile agli esseri umani.

“Siamo fortemente preoccupati – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -, gli interventi immediati ed urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, solo i controlli eseguiti a campione, alla ricerca esclusivamente della Trichinella. Bisogna anche mettere mano definitivamente alla forma di tracciamento della filiera e della commercializzazione dei cinghiali abbattuti – continuano Moncalvo e Rivarossa -. L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono i loro allevamenti con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile.  Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare. Non possiamo, però, non riconoscere – concludono Moncalvo e Rivarossa – l’importanza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta che, già da mesi, si è reso disponibile ad un tavolo di lavoro, nel quale riponiamo ampia fiducia, proprio sull’emergenza sanitaria causata dalla fauna selvatica”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi