Al via il referendum per togliere la data di scadenza dei cibi, salvaguardare sicurezza
Con la scusa di ridurre lo spreco si rischia di tagliare di fatto la qualità del cibo in vendita in Europa che con il passare del tempo perde le proprie caratteristiche nutrizionali in termini di contenuto in vitamine, antiossidanti e polifenoli che fanno bene alla salute ma anche quelle le proprietà organolettiche, di fragranza e sapore dal quale deriva il piacere di stare a tavola. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’avvio della consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea sulla fornitura di informazioni sugli alimenti.
L’obiettivo è di rivedere le indicazioni presenti in etichetta "da consumare entro" (data di scadenza) e "da consumarsi preferibilmente entro" (termine minimo di conservazione). Quest’ultimo ha un suo significato ed è stato introdotto a garanzia dei consumatori perché indica la data entro la quale si conservano le caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali, di un alimento, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa. Si tratta del solito tentativo dei Paesi del Nord Europa di livellare il cibo sulle tavole europee ad uno standard di qualità inferiore al nostro con la scusa di tagliare gli sprechi alimentari.
“Un obiettivo condivisibile solo a patto di salvaguardare - evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - la sicurezza alimentare dei cibi e la salute dei consumatori. Oltretutto il referendum chiama i cittadini europei a pronunciarsi anche su altri aspetti dell’etichettatura, a partire dalle indicazioni nutrizionali. Ribadiamo, quindi, come il Nutriscore, l’etichetta a colori adottata in Francia che si sta diffondendo in molti Paesi, sia un sistema che prescinde dalle quantità effettivamente consumate e finisce così per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle nostre tavole. In questo modo si andrebbe a bocciare ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a Denominazione di origine (Dop) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare”.
La consultazione pubblica interessa anche l’etichettatura d’origine chiamando i cittadini a dichiarare il reale interesse conoscere la provenienza per un maggior numero di prodotti, ovvero latte, latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero caseari, carni usate come ingrediente principale in cibi trasformati, carni di coniglio o selvaggina, riso, grano duro utilizzato nella pasta, patate e pomodori contenuti nei prodotti a base di pomodoro.
Al centro del referendum c’è inoltre l’etichettatura delle bevande alcoliche, dalla quale però è stata escluso qualsiasi riferimento all’eventuale introduzione di scritte allarmistiche.
“Non a caso sono ben 1,1 milioni le firme, di cui oltre 100 mila provenienti dal Piemonte, raccolte nell’ambito dell’iniziativa dei cittadini dell’Unione Europea “Eat original! unmask your food”, promossa dalla Coldiretti, da Campagna Amica e da altre organizzazioni europee, per l’estensione dell’obbligo di etichettatura con l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti”, concludono Moncalvo e Rivarossa.
