7 Gennaio 2008
Crisi suinicoltura: Coldiretti, dobbiamo difendere il settore.

Se il 2007 può essere archiviato come l’anno nero della suinicoltura italiana, il 2008 non si è certo aperto sotto i migliori auspici per un comparto che ha visto, nei mesi scorsi, gli allevatori scendere in piazza per difendere uno dei settori più importanti dell’agroalimentare italiano. Più volte nel corso del 2007, infatti, Coldiretti e Associazione Produttori Suini Piemonte hanno “alzato la voce” per portare all’attenzione dei media e delle istituzioni la difficile situazione che stava vivendo il comparto: infatti, di fronte a promesse e a qualche piccolo risultato raggiunto, associazioni e produttori avevano sperato che lo slogan usato per la manifestazione organizzata in piazza Palazzo di Città a Torino, “Non fate i salami, salvate la suinicoltura italiana”, avesse colpito nel segno. Oggi però, siamo punto e a capo: il mercato è fermo con prezzi sempre al di sotto dei minimi accettabili nonostante durante le festività natalizie le vendite di prosciutto, cotechini e zamponi abbiano continuato ad avere prezzi addirittura dieci molte superiori nel passaggio dal produttore al consumatore. “Una situazione che mette a rischio il futuro della prestigiosa salumeria Made in Italy ed è insostenibile per gli allevatori ed i consumatori che – precisa il direttore della Coldiretti Piemonte Bruno Rivarossa - sono costretti a pagare almeno 6 euro al chilo per la carne fino, secondo l’Osservatorio prezzi del governo, a 37 euro al chilo per prosciutti, che spesso sono importati dall’estero e vengono spacciati come Made in Italy. Per la carne di maiale e per i suoi derivati, infatti, non è obbligatorio indicare l'origine in etichetta a differenza per quanto avviene per la carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza e per quella di pollo dopo l'aviaria. Una grave mancanza di trasparenza che inganna i consumatori e danneggia gli allevatori italiani favorendo l'arrivo in Italia ogni anno dall'estero di milioni di cosce di maiale destinate spesso a essere spacciate come prosciutti Made in Italy perché non è chiaro l'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli allevamenti”.           “Una crisi di mercato così prolungata nel settore suinicolo non è più sopportabile, sono anni che non si registra per il comparto un periodo così difficile. - dichiara il presidente di Coldiretti Piemonte Giorgio Ferrero - Sono ormai molti mesi che i suini vengono pagati al di sotto del costo di produzione, una situazione insostenibile: di questo passo la nostre imprese non riescono a reggere il contraccolpo aggravato ulteriormente da un aumento sostanziale dei costi di produzione. Tutto questo è inaccettabile”.

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