13 Luglio 2010
DA COLDIRETTI PIEMONTE UN FORTE ALLARME: TROPPE IMPORTAZIONI E SCARSA TRASPARENZA METTONO IN GINOCCHIO LE IMPRESE ZOOTECNICHE PIEMONTESI

La zootecnia da carne è in forte crisi. Da due anni a questa parte i prezzi dei bovini e dei suini sono in costante diminuzione e il mercato appare stanco e saturo anche a causa della crisi economica che colpisce l’Italia e l’Europa intera.
Se questa è l’analisi dei fatti, resta difficile spiegare in Piemonte questa situazione che non trova giustificazione alcuna. Siamo nella patria della carne tipica piemontese dalle caratteristiche nutrizionali eccezionali, unica al mondo per bontà e contenuti nutrizionali.
Siamo in una regione dove l’anno oltre un milione di cosce di suini vanno a rifornire i pregiati circuiti del prosciutto crudo di Parma e San Daniele.
Siamo anche in una regione dove all’anno si producono quasi un milione di conigli e dove si allevano otto milioni di capi di pollame (dal pollo al tacchino, dall’anatra alla faraona).
Ma siamo anche in una regione dove si importano 233 mila capi bovini nonostante qui ne siano allevati quasi 850 mila. Nel settore dei suini nonostante 1.200 mila capi allevati arrivano da fuori Italia 100 mila capi all’anno.
Eppure tutti i settori si sono dotati di marchi di valorizzazione, dalla carne con i Consorzi del Coalvi ed il Consorzio Dono di Natura, alle DOP recentemente ottenute per il prosciutto crudo di Cuneo e quelle in via di riconoscimento per il salame del Piemonte. Siamo anche nella regione in cui gli allevatori di pollame e di galline si sono consorziati nel Consorzio Avicolo Piemontese vincolando i loro allevamenti a regole di produzione rispettose dell’ambiente e del benessere animale. Infine in Piemonte è stato costituito il Conalpi, Consorzio che ha l’obiettivo di valorizzare la carne di coniglio e di incentivarne i consumi per via della leggerezza delle stesse, in questi periodi di grande attenzione da parte dei consumatori verso le carni bianche.
Come si spiega allora la crisi in cui versano tutti i settori produttivi zootecnici?
Secondo Coldiretti Piemonte che sull’argomento ha attivato un Osservatorio di livello regionale, le responsabilità vanno ricercate nelle troppe importazioni anonime, nella nazionalizzazione dei prodotti esteri, nello scarso e scoordinato aiuto che le Istituzioni danno alla promozione dei prodotti locali. Occorre quindi rilanciare il consumo consapevole puntando sulla trasparenza delle etichette che accompagnano il prodotto, evitando truffe legalizzate come la nazionalizzazione di un prodotto estero.
“Coldiretti Piemonte – concludono Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, presidente e direttore Coldiretti Piemonte – non intende promuovere formule di neo-protezionismo ma di fornire ai consumatori la possibilità di scegliere il vero Made in Italy con una informazione commerciale chiara e trasparente. Inoltre vanno potenziati gli accordi di filiera che vedano la grande distribuzione fortemente coinvolta ed in condizione di dare dignità a tutti i componenti della filiera stessa. Infine sono indispensabili progetti di promozione complessivi per evitare che la produzione agroalimentare zootecnica del Piemonte crolli inevitabilmente generando ulteriori problemi di reddito e di disoccupazione”.

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