La Coldiretti chiede un riesame delle zone individuate come vulnerabili da nitrati ed una più obiettiva analisi delle reali responsabilità che tenga conto del contributo di tutti i settori produttivi.
La Coldiretti del Piemonte, a supporto di un’azione condotta dalla Confederazione Nazionale anche tramite una comunicazione del presidente Sergio Marini alla Regione, è tornata a denunciare l’insostenibilità dell’attuale regime vincolistico relativo alla gestione dei reflui zootecnici e del rischio da cui possa derivare la chiusura di molte imprese agricole.
“La normativa nazionale, da cui discendono i piani d’azione delle regioni coinvolte, così come l’individuazione delle aree vulnerabili da nitrati - dice il direttore Bruno Rivarossa - sono il risultato di decisioni assunte a seguito di forti pressioni esercitate dall’Unione Europea e dell’urgenza di chiudere una procedura d’infrazione aperta nei nostri confronti. Da anni, la Coldiretti sostiene l’incongruenza della normativa e, conseguentemente, l’illogica individuazione delle aree considerate vulnerabili da nitrati. Relativamente all’individuazione delle responsabilità, attribuite oggi totalmente alla zootecnia, vengono completamente dimenticate le altre fonti di inquinamento, come i depuratori civili e gli altri settori produttivi”.
Chiare e precise le richieste che, conseguentemente, avanza l’Organizzazione agricola.
“Riteniamo che sia necessario ed urgente porre in essere adeguate iniziative volte a determinare con maggior grado di affidabilità scientifica ed obiettività la reale ubicazione ed estensione delle aree vulnerate, l’effettiva responsabilità di tutti i settori coinvolti, allo scopo di giungere in tempi brevi ad una revisione sia delle aree vulnerabili da nitrati che del piano d’azione posto in essere dalla Regione Piemonte” afferma Paolo Rovellotti, presidente di Coldiretti Piemonte.
Quanto sopra fa seguito anche ad una risoluzione parlamentare, con cui la Commissione Agricoltura ha chiesto al Governo una ridefinizione in senso meno estensivo delle aree vulnerabili da nitrati in considerazione del fatto che recenti studi hanno chiaramente validato l’ipotesi che indica il carico zootecnico come fattore non determinante nell’inquinamento da nitrati.