13 Giugno 2011
GLI ALLEVAMENTI DI GALLINE OVAIOLE IN CRISI PER IL BASSO PREZZO DELLE UOVA E GLI ALTI COSTI DI PRODUZIONE: COLDIRETTI PIEMONTE CHIEDE INTERVENTI RAPIDI ALLA REGIONE

  Come accade per altri comparti produttivi, anche il settore uova vive un momento di grossa difficoltà: a livello nazionale, in particolare, la crisi è iniziata dalla seconda metà del 2010 e ad oggi è resa ancora più pesante a causa della coincidenza dell’aumento del costo delle materie prime, utilizzate per i mangimi e il contemporaneo crollo dei prezzi delle uova.
“Ad aprile del 2011 – dicono Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, presidente e direttore della Federazione regionale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente i prezzi dei mangimi sono aumentati del 30.6% in Europa e del 34% in Italia; e non si intravvedono possibilità di miglioramento se non nel medio periodo”.
La crisi del settore tocca da vicino molte aziende piemontesi. “Il 16% della produzione nazionale, che complessivamente corrisponde a 13 milioni di tonnellate di uova, è concentrato nella nostra regione – continua Rivarossa – per questo, sollecitiamo il mondo politico a prendere provvedimenti urgenti, per dare respiro alle imprese, tenendo conto che una buona parte delle risorse degli imprenditori agricoli andranno impiegate alla riconversione degli allevamenti, in base alla direttiva europea sul benessere animale, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2012. In primo luogo Coldiretti Piemonte chiede pertanto agevolazioni per le imprese nel settore previdenziale, contributivo e, soprattutto, la valorizzazione del prodotto made in Piemonte, con un preciso piano di promozione”.
Questo è il primo passo da attuare, ma è necessario adottare ulteriori misure, a tutela della qualità della produzione italiana. “Rispetto alle importazioni da paesi terzi, dove spesso vigono disposizioni in materia di commercializzazione, etichettatura e metodi di allevamento meno severe - conclude Rivarossa - Coldiretti Piemonte chiede che qualora non siano fornite garanzie sufficienti sull'equivalenza delle stesse con la normativa comunitaria, le uova importate abbiano sulla confezione un codice che consenta chiaramente di identificare il paese d'origine con l'indicazione che il metodo di allevamento è un metodo «non specificato». Il codice identificativo attuale rappresenta un primo passo verso la trasparenza, ma risulta di difficile lettura ed interpretazione da parte del consumatore”.

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