3 Ottobre 2008
Inflazione: i piemontesi spenderanno in più per famiglia 332 euro all’anno.

 L'inflazione fa spendere in media per l’acquisto dei soli prodotti alimentari circa 332 euro all’anno in più a famiglia con i maggiori rincari che si fanno sentire per le famiglie numerose con tre o più figli che arriveranno a spendere 476 euro in più nel 2008.
“Tra i prodotti che pesano di più sull'incremento della spesa delle famiglie ci sono – sottolineano il presidente e il direttore della Coldiretti regionale del Piemonte Giorgio Ferrero e Bruno Rivarossa  - il pane, pasta e derivati dai cereali per circa 140 euro, il latte ed i suoi derivati per circa 60 euro e la carne per 48 euro, che hanno registrato i più elevati tassi di aumento dei prezzi al consumo. A fronte della maggiore spesa rimangono invariate le quantità acquistate anche se si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane, carne bovina frutta e ortaggi, tornano a salire quelli di pasta, latte e derivati e fa segnare un vero boom la carne di pollo. Il danno generato da questa situazione per il mondo agricolo è quindi duplice perché da una parte si verifica un calo dei consumi che riduce le potenzialità produttive delle imprese e dall’altro non consente una adeguata remunerazione del prodotto agricolo che, in tanti casi, non copre i costi vivi di produzione, anch'essi peraltro in costante e non controllata crescita”.
Il fatto che i maggiori incrementi si registrano su base annua per pane, pasta e latte proprio mentre il prezzo del grano dall'inizio dell'anno è calato del 40 per cento e il latte alla stalla è fermo su meno di 42 centesimi al litro è l’evidente dimostrazione dell'esistenza di distorsioni nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola. Per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben  60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori che devono affrontare i costi crescenti delle materie prime e dell'energia. Occorre più concorrenza tra sistemi distributivi e più concorrenza tra prodotti sostenendo con impegno la necessità di dare spazio sugli scaffali della grande distribuzione ai prodotti locali e di stagione per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità ma anche di contenere i costi energetici ed ambientali a carico ai prodotti importati da lunghe distanze. Ma è necessario anche dare forma dove possibile ed in concorrenza con la filiera lunga, ad una filiera corta più composta con l’apertura di mercati gestiti direttamente dai produttori.
“I farmers market sono i mercati esclusivi degli agricoltori che si distinguono dai normali mercati perchè a vendere sono solo gli agricoltori che offrono prodotti locali e di stagione  che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto costosi e inquinanti prima di giungere in tavola. - continuano Ferrero e Rivarossa - Una forma di vendita che potrà riguardare solo una fetta limitata del mercato ma grazie alla maggiore concorrenza è in grado di svolgere una importante funzione calmieratrice e per questo va diffusa e sostenuta, come dimostrano le esperienze di altri paesi”.
 
 
 
 

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