9 Settembre 2011
L’AUMENTO DELL’IVA SUL VINO: UN PROBLEMA IN PIU’ PER IL SETTORE VITIVINICOLO, CHE RAPPRESENTA UNA PARTE IMPORTANTE DELL’ECONOMIA PIEMONTESE.

L’aumento dell’Iva dal 20 al 21% previsto dalla manovra finanziaria sui beni di consumo, tra i quali alcuni generi alimentari, non passerà inosservato, gli effetti si faranno sentire anche su un settore come quello vitivinicolo, che è una voce di primaria importanza per l’economia piemontese.
“I numeri parlano da soli: le oltre ventimila aziende vitivinicole presenti sul territorio danno lavoro a 60 mila addetti, senza contare l’indotto. La produzione regionale è di circa 3 milioni di ettolitri di vino per un valore che oltrepassa i 500 milioni di euro all’anno - commentano Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Piemonte -. L’incremento dell’Iva in particolare, per il settore vitivinicolo, nella nostra regione, rappresenta un importo di quasi 5 milioni di euro.  Si va a colpire un bene di consumo quotidiano, che fa parte della dieta mediterranea e nulla a che vedere con i generi alimentari c.d. di lusso e i superalcoolici. Il rischio per la vitivinicoltura piemontese è quello di pagare un conto davvero salato”.
Conclude Rivarossa: “Tutto ciò si aggiunge al fatto che il settore soffre già da tempo delle campagne denigratorie ingiustificate che mettono il vino sullo stesso piano dei superalcoolici, dimenticando che fa parte della nostra cultura e che un uso consapevole ha effetti benefici sulla salute”.

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