24 Aprile 2008
Petrolio: aumentano i costi di produzione per gli alimenti.

Il record del petrolio spinge verso l'alto i costi di produzione degli alimenti che fanno segnare un aumento medio del 8,8 per cento per effetto dell’aumento di energia, fertilizzanti e mangimi per l’alimentazione degli animali.
E' quanto afferma la Coldiretti nell’evidenziare gli effetti a valanga provocati dal caro petrolio: le attività più colpite risultano essere l’allevamento e la coltivazione dei cereali come grano, mais e riso per le quali si è verificata un’impennata tale da mettere a rischio la stabilità sociale e lo sviluppo economico del Paese.
“A questi aumenti si aggiungono quelli provocati dall’incremento nei costi di trasporto con l'86 per cento delle merci che in Italia viaggia su strada ed i costi della logistica che incidono dal 30 al 35 per cento per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari. – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti Piemonte Giorgio Ferrero e Bruno Rivarossa – Anche e proprio per questi motivi Coldiretti continua la sua sensibilizzazione verso il consumo dei prodotti locali, a “Km.0”, un modo per valorizzare il territorio e ridurre immissioni di CO2 nell’ambiente”.
Tra i fattori della produzione necessari alle campagne che hanno subito maggiori rincari ci sono  i fertilizzanti (+ 35,6 per cento), i mangimi (+ 22,6 per cento) ed i carburanti (+7,1 per cento), sulla base dei dati Ismea relativi a marzo 2008.
Tra i settori in grave difficoltà c’è quello dell’allevamento dei maiali dove gli allevatori si stanno preparando ad attuare lo sciopero del prosciutto di fronte all'impossibilità di far crescere maiali di qualità che vengono pagati appena 1,15 euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione. Gli allevatori, infatti, hanno annunciato che non verranno più consegnate  assieme ai maiali le certificazioni di qualità che consentono la commercializzazione del prosciutto a marchio d'origine.
Nel 2007, grazie al lavoro di 4.987 allevamenti italiani, sono stati prodotti in Italia oltre 9,5 milioni di prosciutti di Parma Dop per i quali gli italiani hanno speso 1,3 miliardi di Euro mentre il giro di affari ha raggiunto i 400 milioni di Euro all'estero, dove si è verificato un aumento record delle vendite in quantità con un incremento del 9 per cento. Nel biennio 2005 - 2007 secondo il Consorzio le vendite hanno registrato una crescita in volume pari al 5,1 per cento con il prezzo medio al consumo del Prosciutto di Parma che è stato pari a circa 24,34 euro/kg.
Nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c'è un sufficiente margine per garantire una adeguata remunerazione agli allevatori e non aggravare i bilanci delle famiglie, ma occorre lavorare sulla trasparenza dei prezzi e della informazione ai consumatori. In Italia sono arrivati in un anno quasi 60 milioni di cosce fresche di maiale dall'estero per essere stagionate e divenire prosciutto in Italia, dove rischiano di essere spacciate come Made in Italy e per questo è necessario estendere immediatamente alla carne di maiale e ai suoi derivati l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta, che al momento vale solo per i prodotti della salumeria a denominazione di origine.

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