12 Settembre 2008
Pomodoro da industria:

E’ una campagna 2008 difficile quella del pomodoro da industria. Una campagna anomala, in cui non si conoscono ancora le superfici effettivamente investite, ostacolata dall’andamento climatico e, per alcune zone, dalle carenze idriche, una campagna resa più complicata dall’appesantimento burocratico portato da un disaccoppiamento parziale di cui non si sentiva proprio la necessità.
“La abbondanti precipitazioni hanno infatti condizionato negativamente la coltivazione, sia in fase di trapianto che successivamente, determinando prima uno slittamento della messa a dimora delle piantine, poi pregiudicando lo stato di salute di parecchi appezzamenti. – hanno affermato il presidente  e il direttore della Coldiretti regionale del Piemonte Giorgio Ferrero e Bruno Rivarossa - Le rese delle colture precoci non sono risultate in linea con le aspettative. In altri casi è la carenza idrica che ha portato a ridurre gli investimenti. La campagna sarà più lunga del previsto, clima permettendo, e  il raccolto sarà più scarso, in termini di rese medie. L’attesa di una campagna non particolarmente produttiva  a livello mondiale, unitamente allo riduzione degli stock di prodotto trasformato presenti nei magazzini, ha creato una situazione di mercato strana, con alcuni trasformatori che hanno aperto una vera “caccia” al pomodoro, nel tentativo, vista la probabile minore disponibilità di prodotto rispetto al contrattato, di mantenere inalterati i propri quantitativi, ovviamente a discapito degli altri trasformatori”.
La situazione degli investimenti è all’insegna delle opinioni. Non esiste ancora un dato ufficiale sulla reale consistenza della superficie. L’accordo interprofessionale siglato tra le parti prevedeva un obiettivo di produzione pari a 4,6 milioni di tonnellate, da realizzarsi su una superficie di circa 65.000 ettari, in linea con quanto registrato nel 2007. I dati del contrattato sono risultati, nonostante la presunta programmazione, superiori al dato relativo all’obiettivo di superficie. Nelle ultime campagne si è registrata una differenza tra il contrattato ed il trasformato di circa un 20%, un 20% in calo tra le quantità contrattate e quelle poi effettivamente trasformate. In questo modo si crea una situazione di incertezza che è inaccettabile in un sistema completamente informatizzato.
Nel frattempo è stato liquidato l’aiuto di stato (10 milioni di euro) previsto dalla riforma dell’OCM ortofrutta: circa 2,17€/tonnellata, ovvero mediamente 152 euro all’ettaro per una resa di 70 tonnellate, che coprono solo parzialmente il taglio dell’aiuto operato nel 2007 per il superamento della soglia nazionale (6,74€/tonnellata).
Ma non tutti sono stati  pagati, ci sono ancora posizioni bloccate, in attesa di una risoluzione delle anomalie riscontrate da Agea e dagli organismi pagatori regionali: in alcuni casi si tratta di situazioni giustamente bloccate dalle amministrazioni, ma non sono poche le posizioni bloccate per errore o senza giustificazioni che stanno creando malcontento tra gli interessati, a causa del danno economico che ne deriva.
In conclusione la risposta del disaccoppiamento parziale alle attese dei produttori e di una parte consistente dei trasformatori, non è soddisfacente: troppa burocrazia, il problema delle rese minime da rispettare, la scarsa trasparenza del mercato, ma è soprattutto il ritardo di dati precisi che crea ulteriori preoccupazioni rispetto a quelle che potranno poi essere le tempistiche di liquidazione della parte accoppiata dell’aiuto. A fronte del forte aumento dei costi di produzione, un ritardo nei pagamenti accoppiati, sarebbe un colpo particolarmente duro, soprattutto nell’ottica di dover affrontare le anticipazioni colturali della campagna 2009, un colpo che mostrerebbe ancora una volta quanto fosse lungimirante la posizione di Coldiretti per l’applicazione immediata del disaccoppiamento totale.

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