436 milioni di euro è il valore totale dei sequestri nel 2015 con il 24 per cento nella ristorazione, il 18 per cento nel settore della carne e dei salumi e l’11 per cento in quello delle farine, del pane e della pasta. Sono state chiuse dai Nas (Nuclei Anti Sofisticazione) 1.035 strutture operanti nel sistema agroalimentare con il sequestro di 25,2 milioni di prodotti alimentari contraffatti ed adulterati senza le adeguate garanzie di qualità o di indicazioni di origine in etichetta. Dati emersi durante la presentazione del quarto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
La delegazione di Coldiretti e di Giovani Impresa del Piemonte, guidata dal presidente e dal direttore della Federazione sabauda Delia Revelli ed Antonio De Concilio insieme a Valentina Binno delegata regionale Giovani Impresa, ha partecipato ai lavori introdotti da Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Hanno fatto seguito la presentazione di Gian Maria Fara - Presidente Eurispes, e gli interventi di Andrea Orlando - Ministro della giustizia, Maurizio Martina - Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giovanni Legnini - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Rosy Bindi - Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Raffaele Cantone - Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. Le conclusioni sono state affidate al Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo.
“Il business delle agromafie ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015: questo compromette in maniera grave la qualità e la sicurezza dei prodotti con l’effetto di minare l’immagine ed il valore del Made in Italy nel mondo – ha spiegato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte – l’intensità dell’associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, ma non solo: il fenomeno presenta un grado di penetrazione importante anche in Piemonte. Per combattere questi fenomeni è necessaria una sinergia tra le varie parti: associazioni ed istituzioni, in primis”.
Seppur di livello medio-basso, l’Indice di Organizzazione Criminale (IOC), elaborato dall’Eurispes per rappresentare la diffusione e l’intensità del fenomeno dell’associazione criminale lungo la penisola, tocca anche le province piemontesi di Alessandria (26,9), Asti (24), Cuneo (5,7), Novara (24,5), Torino (18,8 ) e Vercelli (19,1).
In Italia un immobile su cinque confiscato alla criminalità organizzata è nell’agroalimentare: l’1,3 per cento si concentra in Piemonte.
“Sono fenomeni che necessitano di essere arrestati perché danneggiano anche i consumatori. Di gennaio la notizia che Commissione Europea vorrebbe consentire anche ai vini stranieri di riportare in etichetta i nomi quali Aglianico, Brachetto, Cortese, Primitivo, Falanghina e tanti altri – ha ricordato Antonio De Concilio direttore di Coldiretti Piemonte - Se il processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini arrivasse a compimento, a farne le spese potrebbe essere anche la Barbera piemontese. In questo contesto è particolarmente significativo il primo piano per l’export che prevede azioni istituzionali di contrasto all’italian sounding. Infine – ha concluso De Concilio – l’insidia maggiore, che la nostra Organizzazione continua a combattere, è quella dell’italian sounding di matrice italiana che importa materia prima dai paesi esteri, la trasforma e ne ricava prodotti che spaccia come Made in Italy. Questo perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.
17 Febbraio 2016
RAPPORTO AGROMAFIE 2016:L’INDICE DI ORGANIZZAZIONE CRIMINALE NON RISPARMIA IL PIEMONTE