10 Luglio 2014
RESTITUIAMO IL RISO AL PIEMONTE”

La mobilitazione dei risicoltori piemontesi, dopo la consegna dei documenti con le richieste della categoria ai Prefetti delle province risicole avvenuta oggi, avrà un altro momento di grande intensità domani 11 luglio a Torino in Piazza Castello davanti al Palazzo della Regione dove sono attesi 1500 risicoltori all'insegna dello slogan: "Restituiamo il riso al Piemonte". Con sullo sfondo Palazzo Reale sarà ricostruita per la prima volta una vera e propria risaia ed ai cittadini sarà offerta una degustazione gratuita di insalata di riso alla piemontese. La mobilitazione di Torino vedrà la presenza del Presidente Nazionale Roberto Moncalvo.
Le ragioni della mobilitazione partono dal presupposto che una regione, come il Piemonte a forte vocazione risicola, non può accettare che il lavoro delle oltre 2500 imprese per un totale di 8000 addetti sia messo a rischio a causa delle indiscriminate importazioni dall'estero, Cambogia in particolar modo, per l'azzeramento dei dazi doganali da parte dell'Unione Europea e delle sperequazioni all'interno della filiera.
Tra le richieste di Coldiretti Piemonte l'immediata applicazione della clausola di salvaguardia a tutela dei consumatori e dei produttori europei. La mancata tutela della produzione risicola ha generato con l'accordo Everything But Arms (Tutto tranne le armi)  un aumento negli ultimi tre anni del 1783% delle importazioni dai Paesi terzi. In Italia abbiamo assistito alla riduzione delle superfici coltivate a riso di 15.446 ettari (meno 21% negli ultimi tre anni).
Dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte, "Il primo elemento di preoccupazione è che il prodotto importato è introdotto a prezzi che determinano una concorrenza sleale alle produzioni italiane e piemontesi in particolare. Soprattutto è stata ridotta la varietà Indica destinata all'export solo parzialmente riconvertita nella coltivazione della varietà Japonica ovvero le varietà storiche. Ma l'elemento che maggiormente preoccupa è che i prodotti provenienti da tali paesi non offrono sufficienti garanzie in termini di sicurezza alimentare in quanto le tecniche colturali e il sistema produttivo nonché i controlli non sono adeguati e rispondenti alle norme utilizzate in ambito UE. Per questo vogliamo che siano resi noti i dati sulle importazioni e relative industrie destinatarie".
Coldiretti Piemonte chiede una nuova legge che regolamenti il commercio interno e che introduca l'etichettatura del riso e l'indicazione dell'origine dello stesso su ogni confezione posta in commercio.
Inoltre l'Ente Nazionale Risi va riformato e debbono essere incrementate le attività di promozione. Perché tutto questo sia possibile è però necessaria una disposizione comunitaria o almeno nazionale che obblighi le riserie ad indicare l'origine del riso sulle confezioni poste in commercio. Infine Coldiretti chiede l'istituzione di una unica borsa merci nazionale al fine di rafforzare e costruire una filiera risicola che non sia condizionata da figure oggi superate asservite all'industria di trasformazione che ha tutto l'interesse a mantenere inalterata la situazione attuale.
Per Coldiretti la risicoltura va salvata partendo dalle risaie e non dalle riserie. Nel 2013 si è riscontrato un abbassamento dei ricavi complessivi delle aziende risicole italiane che considerati i prezzi medi di campagna hanno portato ad un ricavo di 126 milioni di euro con una perdita di 30 milioni di euro, se si considera i costi di produzione sostenuti dagli imprenditori agricoli risicoli ammontano a 156 milioni di euro, è del tutto evidente il rischio di ridimensionamento e chiusura di molte imprese risicole.
Va inoltre evidenziato che stanno crollando anche le nostre esportazioni verso la Francia, la Polonia e i Paesi Bassi per via del dumping commerciale attuato dai Paesi terzi ove le tutele sociali ed ambientali non corrispondono agli standard obbligatori europei.

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