30 Agosto 2010
RISTRUTTURAZIONE VIGNETI: IN UN INCONTRO CON LA REGIONE COLDIRETTI PIEMONTE AVANZA PROPOSTE CONCRETE

Coldiretti Piemonte continua a lavorare per cercare una soluzione pragmatica alla problematica relativa alla ristrutturazione vigneti, al fine di renderla maggiormente efficace: l’Organizzazione ha infatti inviato nei giorni scorsi una lettera alla Regione Piemonte, che nella giornata di giovedì 26 agosto ha convocato un incontro con gli operatori del settore.
Tra le diverse proposte avanzate da Coldiretti in materia la necessità di aumentare il valore degli aiuti introducendo come discriminante anche la “pendenza” (vale a dire il dislivello su cui è situato lo stesso vigneto), prevedere la ristrutturazione posticipata con l’intervento per gli anni di mancato raccolto e rivedere il massimale medio di intervento fissato a livello nazionale.
Coldiretti Piemonte, in particolare, ha messo in evidenza come il problema principale sia legato al massimale medio di aiuto pari a 9500 euro ad ettaro al quale tutte le regioni devono attenersi.
“La nostra Organizzazione – dichiarano Maurizio Soave, dirigente con delega al settore da parte del presidente Paolo Rovellotti, e Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte - ha evidenziato come un livello medio uguale per tutte le regioni non è ammissibile date le caratteristiche delle viticolture. È nostra opinione che occorrerà ripartire le risorse con i criteri di base analoghi, dove ciascuna regione potrà poi poter disporre autonomamente degli aiuti. Una proposta a nostro parere attuabile, se si considera che l’Unione Europea non pone limiti fatta eccezione per quello di non superare il 50% delle spese e dei costi reali sostenuti”.
Coldiretti Piemonte ha dunque reso nota la sua volontà di proporre una riformulazione delle linee guida nazionali, onde regionalizzare il tetto di intervento. Per il 2010 la Coldiretti ha già proposto un ritocco a partire dal 15% sugli aiuti e la possibilità di considerare alla pari della zona montana i vigneti che abbiano pendenza di almeno 20%, tenendo conto della particolare realtà viticola piemontese e dei reali costi di ristrutturazione dei vigneti sostenuti dalle singole imprese agricole”.

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